Romanzo

 

Tumultus non è un saggio sull’Erasmus né una biografia.
Tumultus è un romanzo e ogni buon romanzo deve saper narrare una vicenda umana.
Ho scelto di raccontare la storia delle persone che mi hanno circondato prima, durante e dopo la mia esperienza in Erasmus, la storia degli amici e anche quella dei nemici, perché non si cresce senza ostacoli, né si impara a conoscere se stessi.

Tumultus racconta quello che il mondo accademico non dice. Perché sull’Erasmus se ne dicono tante, ma in pochi conoscono la verità, per il semplice fatto che una sola verità non esiste. Erasmus è sinonimo di viaggio, di vita, di introspezione, che tu venga da Milano con le sue nebbie o da un soleggiato giardino della Sicilia.

Andare in Erasmus significa uscire dalla propria comfort zone, da quel porto sicuro costituito da convinzioni, valori, abitudini, a volte anche da pregiudizi: quelle piccole o grandi catene che ci impediscono di realizzarci pienamente.
I conflitti si snodano tra i luoghi che mi hanno, nel bene e nel male, formato come uomo: Augusta, Catania, Budapest e l’Europa cosiddetta “dell’Est”.
Nel romanzo, il vero Domenico si confonde con il personaggio Galof al punto che è oramai impossibile tracciare il confine tra desideri e conquiste, successi e cadute, realtà e sogno.

Romanzo

Tumultus non è un saggio sull’Erasmus né una biografia.
Tumultus è un romanzo e ogni buon romanzo deve saper narrare una vicenda umana.
Ho scelto di raccontare la storia delle persone che mi hanno circondato prima, durante e dopo la mia esperienza in Erasmus, la storia degli amici e anche quella dei nemici, perché non si cresce senza ostacoli, né si impara a conoscere se stessi.

Tumultus racconta quello che il mondo accademico non dice. Perché sull’Erasmus se ne dicono tante, ma in pochi conoscono la verità, per il semplice fatto che una sola verità non esiste. Erasmus è sinonimo di viaggio, di vita, di introspezione, che tu venga da Milano con le sue nebbie o da un soleggiato giardino della Sicilia. 

Andare in Erasmus significa uscire dalla propria comfort zone, da quel porto sicuro costituito da convinzioni, valori, abitudini, a volte anche da pregiudizi: quelle piccole o grandi catene che ci impediscono di realizzarci pienamente.
I conflitti si snodano tra i luoghi che mi hanno, nel bene e nel male, formato come uomo: Augusta, Catania, Budapest e l’Europa cosiddetta “dell’Est”.
Nel romanzo, il vero Domenico si confonde con il personaggio Galof al punto che è oramai impossibile tracciare il confine tra desideri e conquiste, successi e cadute, realtà e sogno.